Un Toro coraggioso beffato nel finale.


NARDÒ-FASANO 0-1
Scorer: 46′ st Serri

NARDÒ: Mirarco, Frisenda, Centonze, Danucci (33’ st Ayina), Stranieri, Aquaro, Avantaggiato (44’ st Vecchio, 48’ st Botrugno) Mengoli, Camara, Calemme, Cancelli. 
Bench: Montagnolo, Trinchera, Spagnolo, De Giorgi, Valzano, De Luca. 
Coach: Antonio Foglia Manzillo.

FASANO: Suma, De Vitis, Diop, Ganci, Rizzo, Gonzales, Lanzone (13’ st Schena), Bernardini (13’ st Serri), Diaz (40’ st Cochis), Corvino, Gomes Forbes (24’ st Cavaliere). 
Bench: Rizzitano, Lorusso, Scardicchio, Mangione, Pedicone. 
Coach: Giuseppe Laterza.

Arbitro: Adolfo Baratta di Rossano
Assistenti: Roberto Sciammarella e Stefania Genoveffa Signorelli di Paola

Ammoniti: Mengoli, Gonzalez


Michele Climaco - Serviva un risultato positivo in grado di infondere una forte carica di ottimismo in tutto l’ambiente, proprio al novantesimo matura invece una sconfitta che mortifica una prestazione fatta di tenacia e coraggio, di lotta e sudore.  Il Fasano prevale sfruttando proprio in extremis il valore aggiunto derivante dalla ricchezza di alternative all’undici di partenza. Non è un caso che l’azione che decide il match, azzerando le speranze neretine, si dipani lungo l’asse Cochis-Serri, entrambi subentrati nella ripresa, insieme all’ex Cavaliere. Se si giocasse ancora oggi con le regole in vigore fino agli Anni Sessanta, quando le sostituzioni non erano consentite, il Nardò probabilmente oggi non avrebbe perso.  E Foglia Manzillo non avrebbe potuto avere l’ardire di giocarsi l’unica carta pregiata a sua disposizione, quell’Ayna subentrato a Danucci, a venti minuti dal fischio finale.

Con in campo gli undici di partenza è il Nardò a creare le maggiori occasioni da rete. Equilibratissimo il primo tempo. Gli unici brividi vengono da calci piazzati: Calemme centra la traversa dopo appena 7 minuti; Corvino chiama Mirarco alla respinta con i pugni con un fendente in diagonale scagliato dal lato corto dell’area. Il Nardò non replica la prestazione spavalda ed incisiva offerta contro il Casarano, ma dà una discreta dimostrazione di unità e compattezza. D’altronde il Fasano è squadra arcigna e quadrata, mica tutta lustrini e paillettes come i cugini rossoazzurri. Il Nardò si accende solo con le accelerazioni di Calemme, mentre i lanci lunghi ad innescare Camara sono sistematicamente preda dei difensori fasanesi.  

Cresce di incisività e guadagna profondità il gioco del Nardò nella prima parte del secondo tempo. Subito un pericolo per la porta di Masi da una parabola velenosa di Centonze dai trenta metri ; poi ci prova Mengoli (8’), in rovesciata, sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Sale di tono anche Avantaggiato il cui cross radente in area non trova compagni pronti alla deviazione. L’occasionissima capita sui piedi Camara, che supera Masi in uscita, ma poi subisce il recupero dei due difensori che lo tallonano alle costole. Il Fasano sembra in difficoltà e Laterza si gioca una ad una tutte le sue carte offensive per cambiare il canovaccio del match. Foglia Manzillo rilancia gettando nella mischia Ayna, addirittura al posto di Danucci.

Le due squadre cercano i tre punti, ma è il Fasano ad affondare con maggiore pericolosità i colpi.  Il Nardò soffre in particolare le incursioni lungo la sua fascia destra. E già al 29’ Diaz sfiora il vantaggio in scivolata nell’area piccola, su un traversone scoccato proprio dal fronte sinistro d’attacco biancoazzurro. Avantaggiato pecca di egoismo al 38’ tentando la conclusione da posizione decentrata dopo un superbo assolo in area avversaria. Mirarco smanaccia in angolo una punizione di Ganci, per poi capitolare  di lì a qualche minuto. Nardò ancora bucato sulla sua fascia destra e sul cross di Cochis è Serri, appostato sul secondo palo, ad insaccare con un perentorio colpo di testa.

Il Fasano vince senza aver esercitato un netto predominio, ma nel calcio molto spesso, alla fine, la differenza di risorse tecniche disponibili finisce per emergere. Il Nardò dopo due giornate è ancora fermo al palo e all’orizzonte c’è la trasferta di Taranto, prova ancora più ardua delle due messe già in archivio. Il completamento della rosa è un’esigenza ineludibile e non può continuare a rimanere sospesa nel vuoto.  Prima che il demone del dubbio e dello scoramento si insinui nella mente di un gruppo battagliero, coraggioso, organizzato ma ancora fragile.               

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