Il Nardò scende dal treno dei desideri.

 




NARDÒ-TARANTO 0-1
Scorer: Matute 20'
NARDÒ (4-2-4): Milli;  Mengoli (53'  Semiao Granado),  Stranieri,  Cancelli,  Scialpi (46' Potenza),  Caputo,  Sepe,  De Giorgi,  Tornros,  Massari (46'  Valzano),  Gallo (53'  Palazzo). 
Bench: 1 Mirarco, 3 Romero, 21 Zappacosta, 26 Lezzi, 29 Politi. 
Coach: Ciro Danucci

TARANTO (4-3-3): Sposito, Boccia, Caldore, Marsili, Guastamacchia, Gonzalez, Mastromonaco,  Matute (53'  Guaita),  Abayian (98' Serafino),  Falcone (88' Santarpia),  Marino. 
Bench: 12 Ciezkowski, 13 Shehu, 14 Marrazzo, 15 Ferrara, 16 Cannizzaro, 17 Calemme. 
Bench: Giuseppe Laterza

Arbitro: Luca De Angeli di Milano
Assistenti: Luca Gibin di Chioggia e Daniele Sbardella di Belluno
Ammoniti: 32' Marino (T), 59' Abayian (T), 78' Boccia (T), 78' Danucci (N)

(Michele Climaco) - Si interrompe al cospetto del Taranto il viaggio del Nardò nella serie positiva a reti inviolate. Si scende dal treno dei desideri con il magone delle occasioni create e non colte, a conclusione di un derby tirato e poco spettacolare. Una sfida giocata dai granata in uno stato di costante soggezione tattica e agonistica per una buona mezzora del primo tempo, proprio nello spazio di tempo in cui matura con Matute il vantaggio tarantino, poi difeso a denti stretti e tanto mestiere fino al 98’ dalla neocapolista in coabitazione del torneo. L’epilogo è comunque amaro perché il Taranto concretizza la sua superiorità alla prima conclusione in porta, favorita peraltro da un disimpegno difensivo errato, senza poi più impensierire Milli, e porta a casa i tre punti grazie ad un paio di strepitose parate di Sposito, davvero fenomenale sulle conclusioni di Stranieri e Granado. Nonostante la contabilità delle occasioni penda dalla parte del Nardò, archiviare il ko come un semplice incidente di percorso appare comunque eccessivamente assolutorio. Non può non pesare sul giudizio complessivo la prestazione incolore e arrendevole di buona parte del primo tempo.  

 

Danucci non cambia nulla o quasi, rispetto alla gara di tre giorni prima con il Gravina. A livello di uomini l’unica novità è il rientro di Massari, dopo il turno di squalifica; l’assetto tattico rimane il 4-4-1-1 con Gallo e Caputo esterni alti e il recuperato 2002 alle spalle dell’attaccante svedese. Laterza rinuncia al 4-2-3-1 e passa ad un 4-3-3, pronto a trasformarsi in un 4-1-4-1 in fase di ripiegamento. Le squalifiche di Rizzo, Diaby e Acquadro generano una sorta di turn-over con sei volti nuovi in campo: i difensori Boccia e Gonzalez, i centrocampisti Matute e Marino, e i due esterni d’attacco Falcone e Mastromonaco. L’argentino Abayan è il terminale offensivo,  mentre Guaita parte dalla panchina. Il Nardò si ritrova subito in balia della lucida aggressività e della verve di un Taranto più organizzato e reattivo, anche se il primo tiro è un sinistro di Mengoli che sfiora il palo. La squadra di Laterza è assoluta padrona del campo, anche se la retroguardia neretina regge bene all’assalto ospite.

 

Le manovre d’attacco tarantine si dipanano prevalentemente sul fronte sinistro d’attacco dove agisce con efficace il redivivo Falcone. E’ proprio lui a punire un pateracchio in fase di disimpegno di Cancelli e De Giorgi e dare il via all’azione che porterà al gol partita. Corre il 18’ quando l’ex promessa del settore giovanile del Lecce ruba palla e serve Abayan la cui conclusione in corsa viene respinta da Stranieri; Matute appostato al limite controlla di sinistro e poi spara un potente destro che supera Milli vanamente proteso in tuffo. Non c’è reazione da parte del Nardò, timido e confuso a centrocampo. E Milli al 21’ deve respingere con i pugni una punizione laterale di Marsili, battuta direttamente verso la porta. Falcone ancora in evidenza al 23’, allorchè si accentra e dal limite confeziona un rasoterra che passa a pochi centimetri dal primo palo. Al 29’ Cancelli rimedia con una perfetta chiusura in diagonale su Abayan, appena dentro l’area, alla fuga solitaria dell’attaccante argentino, favorita da un passaggio errato sulla trequarti. Al 31’ primo intervento di Sposito, su un velenoso tiro cross di Sepe. Ben più complicato, due minuti dopo, il salvataggio in angolo dell’estremo difensore tarantino, su un colpo di testa in mischia di Stranieri.

 

Nella ripresa Danucci si gioca tutte le carte offensive a disposizione e getta nella mischia Potenza e Granado a dar manforte a Toernros e Caputo. E’ 4-2-4 con Cancelli e Valzano a centrocampo e Palazzo esterno destro basso. La barriera difensiva del Taranto, rafforzata da un foltissimo centrocampo che ha in Marsili una sorta di mediano frangiflutti davanti alla difesa, si rivela una sorta di muro di gomma sul quale rimbalzano tutti i tentativi offensivi granata. Guastamacchia è implacabile nel controllo del gigante svedese neretino. La pressione del Nardò costringe il Taranto a schiacciarsi a ridosso della propria area di rigore, ma i pericoli per Sposito giungono solo nei minuti di recupero. Al 47’ Granado, sugli sviluppi di un angolo, scaglia un gran destro dal dischetto disinnescato dal riflesso felino del reattivo portiere tarantino. Azione tambureggiante al 50’ con un primo tentativo di Toernros e poi la staffilata di De Giorgi dal limite che termina oltre la traversa.

 

Il Taranto espugna lo stadio neretino dopo 51 anni e balza in vetta. Sconfitta indolore per i granata a livello di classifica: restano tre i punti di vantaggio sulla zona play-out. Non è stato il solito Nardò. E’ mancata l’aggressività e la tenace volontà di imporsi vista nelle precedenti gare. Probabilmente anche per merito di un Taranto ricco non solo di individualità ma anche di compattezza, generosità e spirito di sacrificio. E capace di indossare le vesti della squadra operaia per condurre in porto la vittoria. L’importante è voltare subito pagina alla ripresa del campionato.


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