(Michele Climaco) - Una Fidelis Andria segnalata in affanno (appena un punto nelle ultime tre partite) doma con irrisoria facilità un Nardò sempre più irriconoscibile. Il girone di ritorno dei granata comincia dunque sulla falsariga dell’ultima di andata e certifica uno stato di evidente disagio. Ma il problema non è la seconda sconfitta consecutiva o la sesta gara senza vittorie. E nemmeno il lento e inarrestabile deteriorarsi di una classifica alimentata per un mese a base di singoli punticini e ormai congelata a quota 25 da ben tre turni di campionato, complice anche lo stop forzato di Altamura.
L’angoscia deriva dalla prestazione, davvero imbarazzante, distante anni luce dal calcio predicato da Taurino, quello imperniato soprattutto su ritmo e organizzazione. E non si tratta più di un caso isolato. Contro la Fidelis Andria il Nardò ha fornito quella stessa sensazione di preoccupante pochezza, in termini di costruzione del gioco e incisività offensiva, già emersa a Nola, ma soprattutto nell’ultima esibizione casalinga. Contro il Fasano l’inzuccata quasi in extremis di Aquaro salvò il Nardò dalla sconfitta e indusse probabilmente ad analisi e giudizi meno severi .
Ma è ormai evidente una persistente involuzione amplificata dal doloroso e per nulla breve forfait di Versienti, che rischia di rendere ancor più piatta e prevedibile la manovra, ormai praticamente priva del minimo sbocco sulle fasce. L’unica arma in grado di aprire squarci nelle retrovie andriesi è stato il lancio lungo ad innescare la corsa di Kyeremateng. Nel primo tempo, quando sono riusciti a galoppare negli spazi, i granata hanno costruito qualche palla gol con Prinari e lo stesso attaccante italo-ghanese.
Il vantaggio siglato in apertura di ripresa da Piperis, libero di colpire di testa, in piena area, su tiro dalla bandierina, ha praticamente spento il Nardò. A quel punto, davanti ad un avversario sempre più corto e compatto, sono prepotentemente emersi i già citati limiti nel produrre una incisiva manovra offensiva. Il Nardò ha tessuto una trama inefficace e scontata, e ogni tentativo d’attacco si è puntualmente atrofizzato sulla trequarti. E così l’intero secondo tempo è scivolato via nella vana attesa di una combinazione o quantomeno dell’invenzione di uno dei tanti attaccanti gettati disperatamente in campo da Taurino.
A parte una improvvisa girata in area di Molinari, Zinfollino ha vissuto una ripresa di assoluta tranquillità. Inevitabile e tutto sommato meritato, in un tale contesto, il successo degli svevi. Quattro punti in sei gare e due insidiose trasferte all’orizzonte, il Nardò è forse sull’orlo della peggiore crisi del biennio di conduzione tecnica tauriniana. Per i granata inizia ora un nuovo campionato, con l’obbligo di guardarsi alle spalle.
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