Una crisi interminabile.




(Michele Climaco) - Ormai sembra eterna questa crisi, con il terreno che continua pericolosamente ad assottigliarsi sotto i piedi del Nardò. Dopo la quinta sconfitta consecutiva il mostro dei play-out è ad un solo punto. Il Gravina infligge tre gol nel ventre molle di una squadra ormai priva di forma e sostanza. Una vera e propria disfatta che induce Taurino alla resa.

A colpire in maniera vistosa sono i plateali errori difensivi dai quali scaturiscono le tre segnature ospiti. Ma la questione è ben più complessa. La sensazione è che lo stillicidio di risultati negativi abbia devastato psicologicamente la squadra sino a renderla irriconoscibile. Di sconfitta in sconfitta il Nardò ha finito con lo smarrirsi sia come concetto di squadra sia come idea di gioco. Il Nardò è oggi una entità indefinita. Una squadra confusa, disperata, incapace di reagire alla prima avversità. E così ogni partita si trasforma in un cespuglio di spine.

Il Gravina colpisce al primo affondo, dopo appena 8 minuti. Assurda la libertà di cui gode Mady, sul cross dalla sinistra di Chiaradia: il centrocampista franco-senegalese, appostato sul secondo palo, è quasi incredulo di poter toccare liberamente in porta. Plateali gli strafalcioni di Giglio e Scipioni che consentono a Santoro di siglare la sua personale doppietta, con un gol per tempo. Gli evidenti affanni della malferma difesa neretina vanno a sommarsi ai già acclarati limiti offensivi, che sterilizzano il prolungato possesso palla granata, rendendo ovvio ogni tentativo e scontata ogni trama.

Cambia poco con il passaggio al 4-2-3-1 in apertura di ripresa. Loliva è chiamato all’intervento solo su una punizione di Bertacchi, mentre Kyeremateng manca la deviazione a pochi passi dalla porta. E’ quanto di tangibile i granata riescano a creare nel corso della seconda frazione di gara, giocata in costante proiezione offensiva. Un Nardò così malmesso non poteva che andare incontro alla disfatta. Il novembre felix, il terzo posto in classica, la vittoria contro il Taranto, sembrano più lontani dell’era paleolitica.

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